giovedì 19 dicembre 2013

La ricerca della felicità

Cito da un articolo di Galimberti, presente su D di Repubblica in data 7/12/13: 
"... Per trovare la felicità che dura, penso che non basta svegliarsi «con una musica allegra e un pensiero positivo», perché anche in questo caso siamo passivi: “ascoltiamo”e non “creiamo” noi quella musica.
I pensieri, poi, ci vengono e il loro colore non lo decidiamo noi. La felicità, quella vera, ci vuole attivi. È una felicità che non ci “capita”, ma che dobbiamo “costruire”a partire dal primo insegnamento dell’oracolo di Delfi che dice: «Conosci te stesso». Se evitiamo questa conoscenza, nella vita prendiamo solo abbagli, inseguiamo modelli che non ci corrispondono, perché non sappiamo chi siamo, non conosciamo la nostra virtù, la nostra inclinazione, in termini religiosi, la nostra vocazione, ciò per cui siamo nati. E quindi non realizziamo quello che gli antichi chiamavano il nostro “demone”, dalla cui realizzazione scaturisce la felicità, in greco “eu-daimonia”, la buona riuscita di sé.
Ma il secondo insegnamento dell’oracolo di Delfi ci dice anche che questa realizzazione deve avvenire «secondo misura», perché dopo la conoscenza di sé è necessaria anche la conoscenza del nostro limite, perché chi ignora il proprio limite, prepara la sua rovina.
Se ci atteniamo a queste due massime, costruiamo la felicità che dura, la quale non esclude la felicità che ci capita, quella innescata dalle passioni, ma la riconosce nei suoi limiti e non fa esclusivo affidamento a ciò che ci accade senza un nostro lavoro. 
Il lavoro della realizzazione di sé non conosce abbandoni e tradimenti, perché non abbiamo consegnato l’anima per intero a un altro come quando siamo trascinati dalla passione."

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