giovedì 30 gennaio 2014

Come aiutare i ragazzi nella scelta della scuola superiore

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Cari genitori,

per dare una cornice alla scelta della scuola superiore, vorrei sottolineare in primo luogo che non si tratta di scegliere al posto dei figli, ma insieme a loro. A dire il vero, è più una scelta loro che vostra, ma con l’importante vostra presenza accanto per aiutarli a ragionare, a fare un esame di realtà, anche a sdrammatizzare.

I ragazzi infatti, in tale periodo di vita e di fronte a tale scelta, provano alcune ansie, legate alla crescita e alla trasformazione, al fare alcune cose per la prima volta, al non sapere quanto possono contare su di sé, alla paura di sbagliare. Compito del genitore è contenere tali ansie, contenendole e sdrammatizzandole prima di tutto dentro di sé.
D’altro canto i ragazzi a quest'età hanno sufficienti risorse e capacità per fare delle scelte. Già da molto prima, per certi aspetti fin dalla nascita, sono elaboratori di teorie sul mondo e di strategie di comportamento, di modi di vivere. Tali modi sono parziali, possono e devono essere corretti in base alle esperienze, agli errori e all'esame di realtà, però sono comunque presenti in ognuno dei vostri figli.
Non siete tenuti, dunque, a fare le scelte al posto loro, ma piuttosto ad accompagnarli, e a ragionare insieme a loro.

Un modo per sdrammatizzare è mettere in conto che tale scelta sia rivedibile nel tempo; accettare la possibilità dell’errore, che non esiste una scelta in grado di mettere al sicuro il proprio figlio da delusioni e possibili revisioni.
Quando come genitori abbiamo a che fare con scelte che riguardano i figli, siamo anche più preoccupati  che rispetto  a scelte che riguardano noi personalmente; gli errori, le sofferenze dei figli bruciano più delle nostre, proprio perché li amiamo e siamo genitori partecipi. Attenzione però a questa reazione istintiva, perché i figli possono interpretare le nostre preoccupazioni, se eccessive, come una scarsa fiducia in loro, e nel fatto che siano in grado di procedere nella crescita, di prendere decisioni e di affrontare prove.

Non esiste poi una scelta migliore in assoluto, ma relativamente al contesto in cui ci si trova, considerando com'è il ragazzo in quel momento, e naturalmente quali le opportunità formative presenti sul territorio.
La scelta migliore è quella più realistica, che si basi sulla considerazione delle caratteristiche, potenzialità e limiti del minore; ma soprattutto dei suoi interessi, motivazioni, e passioni.
E’ importante dunque il confronto con gli insegnanti, ma soprattutto con il ragazzo, aiutandolo a valutare realisticamente se stesso e il contesto; a 13 anni ha ancora molto bisogno di essere sostenuto e contenuto rispetto alla tendenza a sottovalutarsi o sopravvalutarsi.

Per aiutarlo è utile che vi interroghiate sulla vostra disponibilità a rivedere l’immagine ideale che avete di lui/lei, a mettere in conto possibili delusioni, scarti dalle vostre aspettative; e a gestire tali delusioni come un accadimento e un problema vostro, senza farlo ricadere sul figlio.
E’ naturale e comprensibile avere tali aspettative ideali, proprio perché ai genitori sembra che se i figli fossero così come “dovrebbero,” sarebbero favoriti nel cammino dell’esistenza, non andrebbero incontro a delusioni e frustrazioni. Realisticamente però alcune frustrazioni sono inevitabili, e il compito del genitore non è eliminarle, quanto piuttosto aiutare il ragazzo a gestirle come una parte normale della vita, a trovare le proprie strategie per affrontarle, e ad imparare da esse. 
A volte un allontanarsi dalle aspettative genitoriali è per il figlio un trovarsi.

Ridimensionando il peso delle delusioni, possibili errori, aprite invece e potenziate lo sguardo su quello che realmente è il ragazzo, confrontandovi e discutendo con lui, e aiutandolo così, attraverso il dialogo, a comprendersi nelle proprie potenzialità e nei propri limiti.
Mantenendo un atteggiamento fermo rispetto ad ansie eccessive per il futuro, siate invece generosi nel cogliere le particolarità del singolo: non solo potenzialità e limiti, ma anche interessi, motivazioni, passioni.
Il crescere, e la vita stessa, hanno un'indubbia complessità, proprio perché nessuno ha la sfera magica per prevedere il futuro, e si procede per tentativi ed errori.  Ma la conoscenza di sé (gnozi eautòn degli antichi greci) è un valore e una fondamentale risorsa nell’orientarsi, oltre naturalmente alle informazioni e alla conoscenza del contesto, in questo caso, delle opportunità formative presenti sul territorio.

Sottolineo la necessità di prendere in considerazione anche e soprattutto gli interessi del ragazzo. E’ vero che si cresce e si impara confrontandosi con le regole, accettando e gestendo possibili frustrazioni, ma una spinta fondamentale all'apprendimento è proprio il piacere, il fare ciò che piace e appassiona; è la motivazione che aiuta a tollerare meglio la fatica, a superare delusioni, e a sostenere l’impegno richiesto da qualsiasi percorso formativo.



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