L’avere
i genitori separati presenta un certo grado di complessità e richiede ai
ragazzini capacità di adattamento, ad es. nell'avere due case e due nuclei
familiari, nel gestire il passaggio dall'uno all'altro e la separazione
temporanea da un genitore per stare con l’altro.
Come
tutte le esperienze che richiedono uno sforzo di adattamento creativo - ogni
ragazzino infatti trova il proprio modo personale di stare nella separazione
dei genitori- nel momento in cui le si vive, offrono occasioni di apprendimento
e di collaudo di sé.
Ci
sono però caratteristiche delle separazioni, che possono rendere più difficile
e doloroso l’adattarsi a tale situazione. In base alla mia esperienza di
counseling con genitori e ragazzi, vorrei sottolinearne in particolare due
significative:
1. Il primo caso si verifica quando la
separazione porta ad un allontanamento e perdita della frequentazione regolare
di uno dei due genitori, in genere il padre, talvolta della madre. In tale
evenienza il ragazzino vive un dolore della perdita e un sentirsi abbandonato,
di cui è difficile darsi una spiegazione, e spesso se ne attribuisce la colpa (
“se fossi stato più bravo o più importante per i miei genitori, non si
sarebbero separati o mio padre non se ne sarebbe andato…”)
2. Il secondo caso si verifica quando
permane una situazione di forte conflitto e di sofferenza nei confronti della
separazione, da parte dei genitori stessi o di uno dei due. Questo può portare
il ragazzino a sentire di tradire o di fare un
torto ad un genitore se vuole bene anche all’altro, soprattutto quando
avverte un genitore più debole o addirittura “vittima”. Il ragazzino cioè non
si sente libero di voler bene ad entrambi i genitori, pur con i loro limiti e
con i normali conflitti ad es. sulle regole, tipici della preadolescenza ma
presenti anche in precedenza ( “voglio fare a modo mio ma mi aspetto anche
aiuto, sostegno, una realtà che mi assecondi…”)
E’
importante, dunque, che entrambi i genitori facciano lo sforzo di essere
presenti per come riescono, e che non si adoperino per allontanare l’altro
dalla vita dei figli. E’ comprensibile provare sentimenti di rabbia, di
delusione nei confronti di un partner da cui ci si è separati per i più
svariati motivi; però è importante fare un passo indietro, considerando che
come padre o madre può essere meglio o comunque diverso da come è stato come
compagno/a, e che è corretto e formativo che sia il figlio a fare le proprie
valutazioni.
I
ragazzini hanno bisogno di entrambi i genitori ed è importante che si sentano
liberi di vivere il rapporto con loro e di prendere le proprie misure con i
limiti e le ricchezze di esso, tanto più nella preadolescenza, in cui ne
avvertono di più il bisogno e soprattutto hanno più risorse per confrontarsi
realisticamente con i propri genitori.
Lo
sforzo di adattamento ad una situazione di separazione dei genitori è presente
e richiesto, come si diceva all’inizio, compreso talvolta l’adattamento ad un
nuovo compagno della mamma o compagna del papà; può essere faticoso ma è un’esperienza di apprendimento, come tutte le relazioni con ciò che è
altro da noi, che magari non ci asseconda, che ci complica un po’ la vita, che
ci richiede sia adattamento che creatività e strategia, ma che costituisce
allenamento per tutte le “separazioni” di cui è costellata la crescita e la
vita stessa: separazione dal mondo protetto e dorato dell’infanzia, dalle
immagini ideali di sé e degli altri, dai genitori stessi, per
addentrarsi maggiormente nel mondo sociale allargato e nelle responsabilità della vita
adulta.
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